Benvenuti nel sito del dott. Alberto Siclari


  Telefono : 015 562545

La protesi di spalla inversa

La protesi di spalla inversa sta diventando un intervento sempre più usato per risolvere le patologie più gravi della spalla. Rispetto alla protesi di anca e a quella di ginocchio in termini assoluti il numero è però relativamente basso perché su 100 protesi di anca vengono infatti impiantate 85 protesi di ginocchio e 7 protesi di spalla. La ragione principale di questa differenza nella casistica è data dalla minor frequenza di patologie gravi che colpiscono l’articolazione scapolo omerale in virtù della assenza del peso del corpo, fattore che incide molto sulle altre articolazioni. L’aumento deriva invece dalle gravi lesioni della cuffia dei rotatori

L’aumento dell’utilizzo della protesi di spalla è dato dalla introduzione di un disegno particolare della struttura meccanica che rappresenta un unicum rispetto alle altre così da cambiare la sua funzione: la protesi inversa.

La radiografia di una protesi di spalla inversa
La radiografia di una protesi di spalla inversa

La protesi anatomica

La protesi “anatomica” , cioè quella che ricalca la normale struttura dell’articolazione, è stata la prima utilizzata, basandosi sulla stessa idea delle altre protesi cioè sul ripristino di una meccanica e un aspetto il più possibile simile a quella naturale.

La peculiarità della spalla però è data dal meccanismo che ne permette il funzionamento, basata principalmente sue due componenti: il gruppo dei muscoli che fanno capo al grande tendine detto cuffia dei rotatori e al muscolo deltoide: infatti il primo stabilizza la testa dell’omero sulla glena scapolare , dando se necessario delle rotazioni, il secondo invece muove l’arto verso l’alto in tutte le direzioni , fino a fare una circonduzione completa. Il movimento corretto della spalla avviene solo se le due parti lavorano bene e un maniera coordinata.

La debolezza della cuffia dei rotatori è il fattore principale che ha portato ha costruire una nuova protesi di spalla inversa. Le lesioni secondarie di questo tendine in pazienti con una protesi anatomica per l’eccessivo lavoro a cui era sottoposto, ha così indotto a cercare una soluzione che potesse risolvere questo problema.

L’idea di invertire la struttura anatomica della protesi, portando cioè la parte sferica sulla glena e la parte concava sull’omero,( protesi di spalla “inversa”) ha portato ad avere un impianto che funziona perfettamente anche senza cuffia dei rotatori grazie alla sua stabilità intrinseca.

Questa peculiarità ha risolto perfettamente anche tutti i problemi dei pazienti con una lesione della cuffia dei rotatori grave, difficilmente riparabile sia per la gravità delle lesioni che per l’età che porta con sé una degenerazione del tessuto tendineo e quindi una impossibilità a ricucire e riparare una lesione.

La protesi inversa

La protesi di spalla inversa sta diventando di uso molto frequente arrivando ad essere il 95% delle protesi impiantate nella spalla.

La parte omerale di una protesi di spalla inversa
La parte omerale “inversa” , concava

Le indicazioni

Quando si usa la protesi di spalla “inversa”?

-lesioni della cuffia dei rotatori irreparabili

artrosi di spalla anche perdita di osso

fratture complesse della testa omerale con elevato rischio di necrosi ossea

fallimento della protesi anatomica

Lo scopo

Quali sono gli obiettivi?

-la scomparsa del dolore che avviene in quasi tutti i pazienti

-il miglioramento della mobilità con il ritorno a poter sollevare il braccio normalmente.

Le limitazioni

Quali sono le limitazioni dopo l’intervento?

-evitare attività che comportano un elevato stress alla protesi come sollevare grossi pesi, usare il piccone o la zappa

-alcuni sport come il tennis o il golf possono essere fatti con molta precauzione

Le complicanze

Quali sono le possibili complicanze?

Per fortuna sono rare e sono comuni alle altre protesi: infezione, scollamento protesico, lussazioni ed ematomi post operatori.

Il dopo

Come è il periodo post operatorio?

Per 3-4 settimane è necessario un tutore per far riposare l’articolazione, che si può togliere ogni giorno per lavarsi e cambiarsi .

Dopo 4-6 settimane si torna ad una normale attività quotidiana mentre il ritorno alla attività sportiva è spostato a 3-4 mesi .

Il miglioramento è possibile fino a due anni dall’operazione.

I movimenti attivi del gomito sono possibili dal giorno dopo l’intervento, come i movimenti passivi della spalla.

Dopo 4 settimane si inizia ginnastica isometrica e dopo tre mesi con la ginnastica isotonica

Il dolore

E’ un intervento molto doloroso?

La via di accesso anteriore
La via di accesso

Contrariamente a quello che si pensa non lo è affatto, il dolore è assai ben tollerato: la via di accesso è anteriore e questo permette di utilizzare una strada alla articolazione che non seziona alcun muscolo o nervo che sarebbero causa di dolore. Già il giorno dopo il paziente puo’ muovere l’arto senza avere dolore, nei limiti consentiti ovviamente!

Se la situazione non è così grave?

Vi consiglio di vedere una pagina dedicata: https://www.albertosiclari.com/la-spalla-soluzioni-innovative/

Se vuoi tenerti aggiornato sulle novità: https://www.facebook.com/DrAlbertoSiclari