Che cos’è l’artrosi del ginocchio
L’artrosi del ginocchio è l’evoluzione di una condropatia non trattata: con il trascorrere del tempo la mancanza della cartilagine porta ad un’usura dell’articolazione con conseguente diminuzione dei movimenti e alla comparsa del dolore ogni volta che il paziente sta in piedi o cammina.
La forma di un ginocchio artrosico è completamente diversa da quella normale: è come un ingranaggio danneggiato e, come in ogni “macchina”, se un meccanismo non si può aggiustare, va sostituito con un pezzo di ricambio.
Come si cura
Purtroppo non abbiamo dei pezzi di ricambio originali a disposizione, così dobbiamo accontentarci di sostituti di metallo e plastica, anche se il metallo è prezioso (titanio) e la plastica è ad alta resistenza.
Come è fatta una protesi
La protesi è composta di tre parti: la prima (lo scudo femorale) è di titanio e viene posizionata sul femore precedentemente preparato; la seconda (il piatto tibiale), di titanio, si fissa alla tibia dopo una piccola preparazione; la terza (l’inserto) si interpone fra la la parte femorale e quella tibiale, svolge le funzioni della cartilagine ed è di polietilene.
Questi componenti permettono di riprodurre i movimenti naturali con pochissimo attrito tra di loro, evitando così un’usura del materiale.
Le novità
Da molti anni impianto protesi di ginocchio e spesso mi sono sentito chiedere: “Dottore, quanto dura una protesi?“; la mia risposta a volte stupisce: “Moltissimo! Il problema non è la protesi, ma il fatto che l’osso… è vivo!”.
Il problema è che l’osso in cui noi mettiamo questi materiali non è un muro, su cui un tassello o un chiodo può rimanere per sempre, ma è un materiale vivo, che reagisce alla presenza di una cosa estranea. Normalmente la prima reazione “incolla” la protesi in maniera che non si muova ma, dopo un tempo variabile, di solito anni e per fortuna non sempre, l’osso vicino al metallo si scioglie e la protesi non è più stabile: questa è la complicanza più temuta, lo scollamento protesico. Temuta perché conduce ad un nuovo intervento chirurgico in cui in cui bisogna mettere una protesi più grande, visto che l’osso in parte si è sciolto. Una delle cause accertate di questo problema è un’intolleranza/allergia al metallo della protesi, che compare dopo qualche tempo e porta ad una reazione infiammatoria vicino al metallo e fa scomparire l’osso.
Per ovviare a questo problema adotto da anni protesi con rivestimento speciale che impedisce questo fenomeno: sono più costose ma la salute del paziente deve prevalere sui conti economici!
L’altro rischio che spaventa sia i pazienti che noi chirurghi è l’infezione della protesi: se compare è un guaio, bisogna togliere la protesi, aspettare 6 mesi e poi fare un terzo intervento per metterne un’altra; un’epopea che non auguro al mio peggior nemico. Il rischio infettivo è direttamente proporzionale alla durata dell’intervento: più è lungo più facilmente si infetta; le soluzioni possibili sono diverse. Quindi tutto quello che accorcia l’intervento è benvenuto: non ho alcun merito nell’essere un chirurgo molto veloce (45 minuti per una protesi di ginocchio), è una dote che mi sono ritrovato! Per essere
ancora più veloce spesso adotto uno strumentario (gli strumenti che servono per posizionare la protesi) fatto apposta per il singolo paziente, calcolato con un esame precedente (TAC o RMN) in maniera da essere ancora più preciso e più veloce.
Vantaggi
Protesi anallergica significa non più rischio di scollamento per questo problema e conseguente durata maggiore dell’intervento.
Maggior velocità vuol dire minor rischio di infezione e per tutti è un enorme beneficio.
Sembrano piccole cose ma i progressi sono spesso fatti da piccoli passi e ogni complicanza evitata ci porta più vicino allo scopo per cui lavoriamo: far stare bene la gente che ci raggiunge. Vi assicuro che non c’è soddisfazione economica che valga l’allegro saluto di un paziente che trovi per strada e ti dice che sta bene!
I risultati
Le protesi che utilizzo sono usate da qualche anno e danno tutte le garanzie di un risultato eccellente. Per quanto riguarda le mani del chirurgo…. dovrei dire provare per credere!!!
Le statistiche personali sono a livelli molto elevati, grazie anche a tutti i piccoli accorgimenti che ho descritto solo in parte; normalmente faccio circa un centinaio di protesi l’anno e ho un ottimo programma riabilitativo dopo l’intervento svolto: quando il paziente torna a casa ha una normale autonomia.